Il tempio «di Bes» e i «devoti sofferenti» di Bitia. Memorie locali e attualità del culto

Nota introduttiva

Il periodo compreso tra l’anno del secondo trattato stipulato tra Cartagine e Roma (348 a.C.) e i due ultimi secoli della Repubblica è caratterizzato da una nuova conformazione del paesaggio culturale di Sardegna. Ancor più che nelle età precedenti, ma non senza traumi, l’isola diviene sede dell’incontro stabile tra genti di diversa provenienza: comunità locali (fenicie e indigene), nordafricane e italiche si trovanoa interagire e a riconfigurare, nel contatto reciproco, i loro valori e i relativi modelli di comportamento.[1]

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